L’attuale Provincia religiosa di Napoli (già Terra di Lavoro) dei Frati Minori Conventuali è una delle più antiche province della Religio dei Frati Minori di cui parla Francesco nelle ultime stesure della Regola; è compresa tra le prime dodici fondate negli anni 1217-24 e dette Province madri. Inizialmente comprendeva, oltre la Campania, anche l’Abruzzo, la parte occidentale della Basilicata e parte del Lazio meridionale. Dopo il 1230 l’Abruzzo divenne provincia autonoma.
Negli otto secoli di storia, fra le alterne vicende elencate nel Necrologio (Curia Provinciale, Napoli 2003, pp. 21-30), la Provincia religiosa di Napoli ha avuto circa 170 conventi distribuiti in cinque custodie (Napoli, S. Benedetto, Benevento, Salerno o Principato citra e ultra o semplicemente Principato). Norma e forma di vita dei religiosi è stata sempre la Regola di S. Francesco d’Assisi secondo le Costituzioni dell’Ordine, aggiornate con le direttive approvate dalla S. Sede.
Dopo il generalato di san Bonaventura si andò sempre più approfondendo nell’Ordine l’allontanamento fra la posizione dei «frati della comunità» (Conventuales) e quella degli «zelanti» o «spirituali», dapprima, e poi degli Observantes. Con la dominazione angioina, la Provincia ebbe molti benefici, ma dovette subire le conseguenze della protezione che i governanti concessero agli Spirituali; nel 1342, per influsso dei religiosi, Roberto d’Angiò acquistò i Luoghi Santi della Palestina e ottenne dal Papa che fossero affidati ai Frati Minori. In seguito diversi conventi passarono alla Riforma Osservante; sorsero anche i Frati Minori Conventuali Riformati desiderosi di una vita più austera, ma nel secolo successivo si estinsero e si fusero con gli Scalzi Alcantarini venuti a Napoli dalla Spagna.
Papa Leone X, constatata l’impossibilità di far convivere sotto un medesimo governo gli Osservanti e i Conventuali, con la bolla Ite vos (29 maggio 1517), fuse tutti i gruppi riformati nell’Ordine dei Frati Minori della Regolare Osservanza: gli altri andarono a costituire l’Ordine dei Frati Minori Conventuali, sotto la guida di un Maestro Generale. La separazione tra i due gruppi fu confermata anche da papa Leone XIII, che con la bolla Felicitate quadam (4 ottobre 1897) riorganizzò gli Ordini francescani e decise di riunirli in tre Ordini, ognuno dei quali ha il proprio Ministro Generale: Frati Minori; Frati Minori Conventuali; Frati Minori Cappuccini.
All’impegno spirituale, apostolico, missionario e di servizio alla S. Sede, i religiosi della nostra Provincia unirono quello culturale. Nel convento di S. Lorenzo Maggiore di Napoli fu fondato uno Studio di teologia che divenne celebre centro scotistico-bonaventuriano. Nel 1626 lo Studio fu elevato al grado di Collegio ed equiparato al Collegio sistino di Roma; ad esso, nel 1633, si aggiunse il Collegio dell’Immacolata fondato dai fratelli Giovanni Battista e Giulio Cesare Buonaiuto.
Nel 1650 la Provincia aveva 102 conventi; ma due anni dopo, nel 1652, ne furono soppressi 25, perché non in grado di sostenere almeno sei religiosi. Calcolando le figliolanze richieste per ogni convento, il numero dei religiosi si aggirava sui 700/800.
Nel 1656 i religiosi si prodigarono nell’assistenza agli appestati e di essi, tra sacerdoti e fratelli, ne morirono oltre 400; nello stesso periodo operava in Amalfi un centro di spiritualità ove accorrevano religiosi di qualsiasi età e formazione per educarsi alla scienza dei santi alla scuola del ven. Domenico Girardelli, di Vietri di Potenza (detto da Muro Lucano).
Nel settecento la politica regalista della Corte Borbonica arrecò grave danno alla disciplina interna della provincia e ai rapporti con le gerarchie dell’Ordine e della Chiesa. Ferdinando IV, con decreto del 1° sett. 1788, sottrasse tutti i religiosi del Regno delle due Sicilie alla giurisdizione dei Superiori non regnicoli.
Con la bufera rivoluzionaria francese, negli anni 1806-09, tutti i conventi (circa 80) furono soppressi, alcuni con decreto speciale, altri col decreto generale del 7 agosto 1809; i circa 600 religiosi furono tutti dispersi. Dopo il decennio francese, col ritorno dei Borboni a Napoli, cominciò la lenta difficile restaurazione e, per facilitare il compito, i Superiori Maggiori unirono le forze dei religiosi meridionali raggruppando le tre province di Napoli, Calabria e S. Nicola in un’unica provincia nei pochi conventi che si riuscì a riaprire e coi religiosi che erano rientrati.
Dopo il distacco della provincia di S. Nicola (1839) e della Calabria (1841) la provincia di Napoli continuò da sola il suo cammino, ma la bufera non era finita. Con la soppressione italiana (7 luglio 1866) tutto fu incamerato dal nuovo Stato italiano. Dei 150 religiosi che lavoravano nei dieci conventi e tre ospizi riaperti dopo il 1820, solo nove sacerdoti e otto fratelli riuscirono ad ottenere qualche stanza in cinque conventi (Barra, Montefusco, Portici, Ravello e Santa Anastasia) ove rimasero per assistere la Chiesa. Tutti gli altri religiosi trovarono forzato alloggio o nelle proprie famiglie o in case di affitto; furono spiritualmente uniti tramite tre Guardiani dei «religiosi sparsi», fino a raggiungere il numero di 800; ma i tempi non erano ancora propizi per la ripresa.
Durante i generalati dei frati Soldatich (1879-91) e Caratelli (1891-1904), la Provincia cominciò ad avere le nuove reclute, che si formarono nei collegi e noviziati generalizi d’Italia. Essi, collaborando con i superstiti della soppressione, e in seguito con i pochi confratelli abruzzesi, all’inizio del Novecento, formarono il seme della rinascita delle due province (provvisoriamente unite).
Il primo capitolo provinciale dopo la rinascita si poté celebrare solo nel 1919; l’ultimo, prima della soppressione, era stato celebrato nel 1859; nei sessant’anni intermedi, i Ministri provinciali furono nominati direttamente dai Ministri Generali. Con l’ultima restaurazione la provincia di Napoli ha curato, oltre la fondazione o il ripristino dei propri conventi, anche la ripresa della Puglia e della Calabria. I confini, dal 1950, coincidono con i confini regionali civili della Campania e della Basilicata.
Oggi la Provincia conta 13 comunità e cura una Missione nelle isole Filippine dal 1978, eretta a Custodia Provinciale nel 1989.
Dalla Provincia di Napoli sono usciti, oltre numerosi servi di Dio – fra i quali eccellono il B. Bonaventura da Potenza, il Ven. Girardelli da Muro, il Ven. Cesa, il Ven. Agricola – moltissimi religiosi illustri: un Cardinale, Vescovi, Ministri Generali, Procuratori Generali, Assistenti Generali, missionari, scrittori e maestri sia nel campo teologico e filosofico che in quello letterario-umanistico, artistico e storico; numerosi i predicatori e i direttori di anime.