«È una delle pagine iconiche della vocazione francescana», ha detto il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica papale di San Pietro e vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, riferendosi al brano del Vangelo di Marco (10, 17-30) che narra l’episodio del giovane ricco, il quale rinuncia a seguire Gesù per non abbandonare i suoi beni. L’occasione è stata la messa celebrata domenica pomeriggio, 10 ottobre, in occasione dell’inaugurazione del ministero pastorale del frate minore conventuale Agnello Stoia, nuovo parroco della basilica Vaticana.
Proprio a partire «dalla parola ascoltata», il porporato ha augurato al religioso francescano di «essere pescatore e pastore come Simon Pietro, attento a cogliere i desideri più profondi di coloro che incontrerà e che Dio metterà sul suo cammino, per guidarli verso i pascoli ubertosi del Regno, offrendo loro la chiave per entrarvi».
Da parte sua, padre Stoia — 54 anni, originario di Pagani, in provincia di Salerno — prendendo la parola al termine della celebrazione, ha definito la basilica di San Pietro «un bellissimo specchio che ci restituisce lo splendore della luce di Cristo risplendente sul nostro volto, il volto della Chiesa». È lo Spirito che dà «la forma della cattolicità: questo è il santuario delle nazioni. Qui si respira aria pura battuta dallo Spirito percorrendo la terra dai quattro venti».
Si tratta, ha aggiunto il parroco, di «un piccolo mondo fatto di tante persone, artigiani e dirigenti, tecnici e umanisti, sagrestani e porporati, suore e operai padri di famiglia»: ognuno nel suo compito «rivolge uno sguardo e dice parole a questi spazi, imprime forme a queste pietre». E «anche io — ha aggiunto — sono chiamato a dire parole di visione e di profezia a questa porzione eletta del popolo santo di Dio per la sua santificazione in questo tempio santo: “Usciamo, dunque!”». Ecco allora l’invito a servire «tutti quelli che vengono sulla tomba del Pescatore come pellegrini e cercatori dell’assoluto», accogliendo quanti «desiderano celebrare qui momenti significativi della vita come il battesimo di un figlio o il proprio matrimonio», senza dimenticare i preti di Roma e le loro comunità, soprattutto le più lontane e periferiche.
Padre Stoia ha anche ringraziato i fedeli giunti dalla sua città natale, Pagani, da Nocera, «la città di Alfonso Maria de’ Liguori», da Maddaloni, dall’Alta Valle del Calore, in particolare Montella, dove il parroco ha trascorso venti anni nel «convento di san Francesco a Folloni, che quest’anno inizia i festeggiamenti degli ottocento anni di fondazione». Senza dimenticare i fedeli romani, che frequentano la basilica dei Santi XII Apostoli, la parrocchia di Michelangelo, dove padre Stoia è stato parroco per quasi otto anni.